20 Dicembre 2006 New York, 20 DIC - La "lotta d'un poeta per il diritto di morire quando vuole": e' cosi' che il New York Times ha deciso questa mattina di raccontare la storia di Piergiorgio Welby. Molti pazienti la cui sopravvivenza dipende da una macchina - scrive il quotidiano statunitense - "non sono coscienti e non hanno la possibilita' di dire se vogliono vivere o morire", ma Welby e' ancora "pieno di parole, dure e toccanti, parole che potrebbero cambiare il modo in cui l'Italia pensa all'eutanasia e alle altre scelte a disposizione dei malati terminali per porre fine alla propria esistenza". E mentre il lungo dramma di Welby - scrive il New York Times - sembra avviarsi all'ultimo atto, "praticamente ogni giorno le prime pagine dei giornali riportano la cronaca delle questioni politiche, etiche e - con la Chiesa cattolica che in questo ambito rappresenta una 'forza vitale' - religiose che il suo caso rappresenta". Quel che ha conferito alla situazione una particolare valenza politica - ricorda il quotidiano statunitense - e' che Welby stesso, attaccato a un respiratore da ormai nove anni, e' sempre stato un sostenitore dell'eutanasia e rappresenta un punto nodale degli sforzi intrapresi dal partito Radicale nel tentativo di legalizzarla. Non e' un caso, infatti, che molti Radicali si siano offerti di staccare personalmente la spina, anche a costo di uno "scontro frontale con la legge italiana". Ian Fisher, il giornalista che firma l'articolo, fa notare come la Chiesa cattolica e i politici di orientamento tradizionalista sia a destra che a sinistra "non solo si oppongono all'eutanasia in linea generale, ma non sono neanche del tutto sicuri su cosa fare riguardo al caso Welby", anche perche' egli "sostiene di non voler commettere suicidio ma abbandonare un trattamento sanitario che non vuole piu'", quello che lo stesso Welby ha definito un paio di settimane fa una "tortura insopportabile". Il New York Times non manca poi di sottolineare le ambiguita' della legge italiana che "consente di rifiutare cure mediche forzate", ma che si scontra poi con un'altra legge che "proibisce di essere parte nel dare la morte a qualcuno, anche con il suo consenso": in questo modo - ricorda Fisher - "un medico non puo' staccare il respiratore senza incorrere in un procedimento legale". Si tratta di un momento difficile per il Paese, difficile per la politica, difficile per la Chiesa, difficile anche e soprattutto - ricorda il New York Times riferendo le parole del leader radicale Marco Cappatto - per Piergiorgio Welby: "Non e' per nulla facile scegliere di morire".
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